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"Calgara" è un articolo completo ed esauriente!

Calgara era un grande guerriero Shandia.

Aspetto[]

Aveva una la lunga chioma di capelli rossi che arrivava fino alle ginocchia, due tatuaggi rossi sulle spalle e così come gli altri Shandia aveva un piccolo paio di ali dietro alla schiena. Calgara spesso aveva un'espressione selvaggia, data dagli occhi penetranti e un ghigno.

Indossava pantaloni viola dallo stile simile a quelli dei nativi americani ed un gonnellino di foglie.

Carattere[]

Calgara era un forte sostenitore delle tradizioni degli Shandia, al punto da essere disposto a sacrificare la vita della figlia per rispettare la volontà del suo dio. Il suo carattere cambiò molto dopo avere dato fiducia a Noland, tanto da comprendere che quello che riteneva il figlio di un dio in realtà era solo un'enorme biscia.

Nonostante apparisse come un mostro ai suoi nemici, Calgara era una persona molto leale e gentile con i suoi amici.

Relazioni[]

Famiglia[]

Calgara famiglia

Calgara e la sua famiglia.

Era il marito di Herb e il padre di Musse.[3] Teneva molto alla sua famiglia, ma era un convinto sostenitore delle tradizioni, per questo non si è opposto al sacrificio della propria figlia per salvare la sua gente dalla piaga che li affliggeva, oltre ad averle lanciato un pugnale affinché si togliesse la vita dopo che Noland l'aveva salvata da Kashi. Dopo che il villaggio venne salvato dall'esploratore e non fu più necessario il sacrificio, Calgara pianse dalla gioia e abbracciò Musse.

Montblanc Noland[]

Calgara e Noland ridono

Calgara e Noland.

Calgara sviluppò una profonda amicizia con Montblanc Noland, tanto da non essere mai stato così allegro,[4] ma il loro rapporto fu segnato dall'incomprensione determinata dalle tradizioni troppo diverse dei due. All'inizio Calgara odiava Noland per ciò che aveva fatto; poi, avendo salvato la sua gente, l'esploratore si guadagnò la sua fiducia e i due divennero amici. Poco prima che l'equipaggio ripartisse, il rapporto fu nuovamente messo in crisi: gli esploratori avevano abbattuto la loro foresta degli alberi consacrati. Dopo avere scoperto le motivazioni dietro a quel gesto, Calgara fece in tempo a raggiungere la nave che stava salpando e rinnovò la sua amicizia con Noland.

Quando Shandora venne scagliata in cielo l'unico rammarico di Calgara fu quello di non avere più rivisto l'amico e che egli non lo avrebbe più ritrovato ad aspettarlo al suo ritorno.

Forza e abilità[]

Calgara era considerato il più forte guerriero Shandia, tanto da sollevare e roteare tramite una catena un'enorme sfera metallica, con cui ha danneggiato pesantemente una nave. Aveva la stessa forza di Noland, infatti i due uccisero dei mostri marini per sfida e in precedenza degli enormi serpenti.

Sapeva inoltre cosa fossero i Poignee Griffe, ma come gli altri Shandia non era in grado di leggerli.[5]

Ambizione[]

Sapeva utilizzare l'Ambizione della percezione.[1]

Armi[]

Calgara combatteva con una lancia.[6] Era molto abile nel maneggiarla, al punto da riuscire con essa ad uccidere un gigantesco serpente. Inoltre ha usato anche un'enorme sfera metallica legata ad una catena.

Storia[]

Passato[]

Quattrocento anni prima dell'inizio della narrazione, un'epidemia si diffuse nel villaggio, provocando la morte di un centinaio di persone.[7] Nello stesso anno, Calgara respinse dei pirati sbarcati su Jaya e danneggiò pesantemente la loro nave usando un'enorme sfera metallica. Gridò poi all'equipaggio che lo avrebbe spazzato via, andando loro incontro e sconfiggendone molti membri. Disse quindi ai restanti di lasciare tutto ciò che era in loro possesso, bruciando poi la nave e permettendo loro di fuggire su alcune scialuppe.

Ritornò poi sull'isola ridendo e portando con sé un grande sacco con quanto ottenuto. Si imbatté in Set, capendo che era stato contagiato, il quale gli rivelò in lacrime che avrebbe voluto essere forte come lui, diventando un guerriero forte e coraggioso per proteggere la sua terra, gridando che non voleva morire in quel modo.

Calgare e Noland incontro

Calgara attacca Noland.

Calgara si recò poi all'altare sacrificale dove Musse sarebbe stata data in tributo al dio Kashi per arrestare l'epidemia, ma quando l'animale stava per divorarla, qualcuno entrò in acqua, raggiunse l'altare e decapitò il serpente. Il responsabile liberò poi Musse, che lo abbracciò in lacrime. Calgara sentì gli altri Shandia disperarsi e chiedere a gran voce un sacrificio, per poi supplicarlo di uccidere lo straniero per loro in modo da aiutarli a placare l'ira degli dei. Calgara salì di corsa le scale dell'altare e l'uomo gli rivelò di essere un esploratore proveniente dal regno di Lvneel, nel mare settentrionale, ma lui gli replicò che non gli interessava chi fosse e che lo avrebbe fatto a pezzi. L'avversario si difese dalla sua lancia con una spada e gli disse che dunque fosse quello il modo con cui trattavano quelli del resto del mondo, sottolineando che anche quella che sembrava un'inezia fosse necessaria per il progresso. Calgara gli domandò quale diritto avesse per parlare in quel modo, evidenziando che aveva commesso un crimine contro gli dei e per quello gli attendeva la morte, il tutto scambiandosi una serie di colpi.

Lanciò poi un pugnale a Musse, dicendole di prenderlo ed uccidersi, rispettando il volere degli dei e assolvendo al suo destino senza lamentarsi. Vedendola piangere, Calgara le urlò cosa stesse aspettando, dandole della piccola svergognata. Sua figlia così si inginocchiò e, impugnato il pugnale, lo rivolse verso sé stessa, mentre lo straniero le gridò che non doveva farlo. Quest'ultimo le disse quindi che doveva lasciare l'arma che gli tolse dandole un colpo con la mano, facendola cadere. A quel punto Calgara ne approfittò per trafiggere l'avversario alle spalle con la sua lancia.

Nel frattempo, gli altri Shandia avevano catturato l'equipaggio di quest'ultimo, al quale Calgara spiegò che le loro leggi centenarie imponevano loro di difendere l'isola dagli intrusi. Gli disse poi che non doveva sottovalutare i guerrieri di Shandora e che era colpevole dell'uccisione del dio, motivo per cui non sarebbe bastata la sua morte per ripagarli di quanto fatto, per questo cento dei suoi uomini lo avrebbero seguito nell'espiazione del peccato. Lo straniero replicò che parlava di sacrifici e sangue, chiedendogli se servisse quello a placare l'ira dei loro dei, per poi gridargli che era quell'orribile cerimonia il vero insulto per loro. Spiegò che non poteva accettare simili barbarie che infangano gli sforzi compiuti dai grandi scienziati del passato, oltre ad essere un grave insulto verso tutti quegli esploratori e studiosi che viaggiarono per mare al fine di migliorare le conoscenze dell'intera umanità. Proseguì affermando che i loro dei li biasimerebbero se sapessero la loro considerazione per la vita umana, chiedendo un po' di tempo per purgare il loro villaggio dagli spiriti maligni che vi dimoravano; qualora non vi fosse riuscito, allora avrebbero potuto fare a modo loro.

Calgara replicò che erano tutte sciocchezze e ciò che attendeva lo straniero era solo la morte in quel momento, aggiungendo che stava solamente cercando di scappare. L'uomo affermò che se fosse riuscito a curare il villaggio e non sarebbe fuggito, allora avrebbero dovuto giurargli che simili barbarie non sarebbero più accadute. A quel punto Coburn acconsentì, dandogli tempo fino al tramonto del giorno successivo, cosa che lo straniero accettò.

Giunta la sera, si recò con altri Shandia nell'abitazione del capotribù. Lui ascoltò alcuni di loro chiedere a Coburn perché non avesse lasciato che Calgara uccidesse lo straniero, il quale per il loro parere doveva essere trucidato solo per essere sbarcato sull'isola. Altri gli ricordarono che quell'uomo aveva ucciso il dio Kashi e che verranno colpiti da immani disastri. Coburn replicò che il giorno seguente avrebbero avuto le risposte che cercavano, sottolineando che lo straniero aveva detto che avrebbe salvato il villaggio, oltre al fatto che non era una vergogna attendere. Un altro Shandia gli rispose che era troppo clemente e che quell'individuo era soltanto un uomo, sottolineando che il villaggio era posseduto da uno spirito maligno che soltanto gli dei potevano scacciare, domandando come avrebbero potuto risolvere la questione ignorando le ultime parole del pantri, l'unico in grado di parlare con gli dei. Uno dei presenti chiese a Calgara di dirgli qualcosa, il quale si limitò ad affermare che se avesse avuto un presagio negativo sulla sorte del villaggio non avrebbe esitato a sbarazzarsi dello straniero, mozzandogli la testa prima che sarebbe giunta la sera del giorno successivo. Coburn non si oppose, sottolineando che il pantri era morto e lui non possedeva la capacità di parlare con gli dei, tuttavia, affermò di udire lo voci zelanti di uomini bramosi. A quel punto Calgara uscì.

Trovò quindi Set all'esterno, al quale chiese se fosse sicuro di non sentirsi male, ma il ragazzo replicò di stare benissimo. Quest'ultimo gli domandò allora cosa significasse la parola progresso, usata dallo straniero, ma anche lui non lo sapeva.

Il mattino seguente, un terremoto scosse l'isola. Calgara si addentrò di corsa nella foresta, sostenendo che sapeva che non avrebbe dovuto lasciare in vita lo straniero. Osservò che tutto era sotto sopra e la terra era franata, come se l'isola fosse stata tranciata in più parti. Poco dopo trovò l'uomo schiacciato da un grande blocco di terra e rise, sostenendo che era la fine che si meritava, dandogli del miserabile e che a quanto vedeva ci avevano pensato prima gli dei a fargliela pagare. Lo straniero replicò che se era così, allora questi ultimi non erano così potenti dato che non riuscivano nemmeno ad uccidere un semplice uomo. Calgara commentò che fosse davvero ostinato, così lo straniero gli chiese cosa ci facesse lì. Lui replicò che era giunto per ucciderlo poiché finché vivo, il villaggio sarebbe sempre strato in pericolo in quanto assassino del dio Kashi; gli domandò poi sei il terremoto non gli avesse insegnato nulla. L'uomo gli chiese se Kashi fosse il serpentone e di immaginare che non fosse molto appetitoso. Calgara gli replicò di tacere in quanto blasfemo, ma l'uomo sostenne che il male che li stava opprimendo sarebbe sparito e che non voleva vedere il suo brutto muso in quanto doveva arrivare al villaggio al più presto. Calgara rispose che lo avrebbe portato lui, ma prima voleva che provasse a contorcersi ancora un po'.

Lo straniero cercò di liberarsi, ma senza successo, così Calgara rise e sottolineò che ancora un po' e sarebbe stato ingoiato dalla terra, sostenendo che era senz'altro opera del dio e che fosse sorprendente il fatto che era ancora vivo. Fece poi notare all'uomo che le ombre della sera stavano arrivando, ricordandogli che quando il sole sarebbe tramontato ad ovest, le vite dei cento uomini del suo equipaggio sarebbero state sacrificate agli dei. Aggiunse che aveva turbato la loro cerimonia e che quindi gli Shandia erano incorsi nella loro collera, oltre al fatto che la figura che stava facendo era la prova che non c'era speranza contro il potere degli dei.

In seguito, vide l'uomo sforzarsi al punto da riuscire a spostare leggermente l'enorme blocco di terra che lo sovrastava, cosa che lo stupì. Giunta la sera, Calgara glielo fece notare, sostenendo che tra poco sarebbe incominciato il sacrificio, dando del patetico all'uomo che si era opposto al dio, che era ridotto in quel modo e ormai non aveva nessuna speranza, ma ammettendo che aveva resistito bene. Lo straniero allora gli domandò di cosa avessero paura, sottolineando che erano impauriti da qualcosa che non esisteva al punto da sacrificargli senza scrupolo delle vite umane. Calgara obbiettò la cosa, ma l'ammiraglio sottolineò che sacrificavano della povera gente affinché altri potessero vivere meglio, trattandoli come irragionevoli capri espiatori. Lo Shandia allora si irritò e lo colpì con un calcio al volto dandogli dello stupido e dicendogli che non doveva osare parlare di ciò che non conosceva. Gli diede inoltre degli schiaffi urlandogli che era così che il loro popolo viveva da centinaia di anni. Lo straniero obbiettò che ciò non significava affatto che fosse giusto, ma Calgara gli urlò di chiudere il becco, apostrofandolo come un maledetto invasore. Quest'ultimo allora disse che non importava quanto fossero grandi i loro dei, ma che la vita umana era molto più preziosa. Proseguì chiedendosi in fondo come Calgara potesse comprenderlo dato che lasciava trucidare una povera ragazza senza battere ciglio, sostenendo che era un essere abominevole in quanto ciò che voleva che lei facesse era una cosa inumana. Dopo averlo ascoltato in silenzio, lo Shandia si voltò e affermò che forse lo straniero credeva che a loro piacesse sacrificare la gente, urlandogli che la ragazza che aveva salvato il giorno precedente era sua figlia. L'ammiraglio rimase in un primo momento senza parole, ma poi gli chiese come avesse potuto incitarla ad uccidersi. Lui spiegò che era il volere che il pantri aveva comunicato loro dopo avere parlato con gli dei, ma lui non poteva capire, sostenendo che ciò che diceva era ciò che diceva il dio. Gridò poi che il precetto era di obbedire alle sue parole anche se era in gioco la vita di sua figlia, oltre che se non l'avesse fatto sarebbe stato punito anche lui senza alcuna pietà. A quel punto sentì i versi di due animali.

Calgara uccide serpente

Calgara salva Noland dopo avere deciso di dargli fiducia.

Vedendo sbucare un grande serpente con un ghepardo parzialmente in bocca, Calgara disse allo straniero che forse stava pensando che la sfortuna lo perseguitava, ma quello era quanto gli aveva riservato il dio. Subito credette che si trattasse di Kashi, ma notando che era più piccolo, si chiese se fosse suo figlio; disse poi allo straniero che il sangue del sangue di Kashi era giunto per giudicarlo, dandogli nuovamente del blasfemo. Lo straniero gli chiese allora se quello fosse un giudizio anziché una morte incidentale, oltre a domandargli se fosse una punizione la causa delle disgrazie del villaggio o una semplice, schifosa e curabile epidemia. Urlò quindi che sessant'anni prima nella sua terra scoppiò una tremenda epidemia che colpì parecchi villaggi, la febbre del legno, che uccise centinaia di migliaia di persone, il novanta per cento di chi era stato infettato; tuttavia, ai loro giorni solo il tre per cento subiva una morte simile e ciò grazie ai botanici del mare meridionale che dopo tante spedizioni e ricerche scoprirono il rimedio adatto. Aggiunse che serviva il chinino ricavato dalla corteccia dell'albero di china, che in quel momento teneva stretta nella sua mano destra, invitandolo a prenderla e portarla al villaggio per farne della polvere in modo da salvare la sua gente. Infine, mentre il grande serpente si avvicinò allo straniero per mangiarlo, quest'ultimo gli rivelò che tanti valenti studiosi avevano passato la loro vita e avevano profuso i loro sforzi nella ricerca di quel farmaco, il tutto incuranti delle loro stesse vite e sacrificando quelle delle persone che li accompagnarono, ma gridò che con quell'atteggiamento lui stava gettando al vento tutti i loro sforzi compiuti in nome del progresso. Era quello il motivo per cui considerava i loro rituali dei veri e propri insulti alla loro memoria, sottolineando che il vero male era costituito dai loro antichi precetti, per poi domandargli se avessero così tanta paura degli dei. Calgara ripensò alle parole di Coburn relative alle voci zelanti degli uomini e poi uccise il grande serpente con la sua lancia. Domandò poi allo straniero cos'avesse appena ucciso, così egli rispose che era solo una biscia. Lo Shandia allora sottolineò di avere infranto i precetti uccidendo un dio che lo straniero chiamava biscia, oltre a chiamare epidemia curabile la punizione che colpiva villaggi e guerrieri: in lacrime gli chiese così se fosse veramente in grado di salvare il suo villaggio e il suo popolo. L'uomo glielo confermò con certezza.

Calgara lo liberò dal blocco di terra e tornò con lo straniero al villaggio, dove la cerimonia sacrificale fu interrotta. Gli Shandia furono così curati e Calgara si prese cura di Noland,[8] che diventarono amici.

Dieci giorni dopo,[8] una volta che l'esploratore fu guarito, Calgara disse a quest'ultimo e al suo equipaggio di seguire lui e un gruppo di Shandia in quanto volevano mostrare loro qualcosa. Si addentrarono nella foresta e si imbatterono in un serpente. Noland si avvicinò all'animale e richiamò l'attenzione di Calgara, il quale ammise di essere sorpreso dal fatto che il grosso mostro che aveva ucciso avesse un cucciolo. I due si guardarono tra loro e scoppiarono a ridere.

Poco dopo Noland gli chiese cosa volesse mostrare loro, ma Calgara gli rispose che lo avrebbero visto con i loro occhi, dicendo di fare attenzione in quanto c'era un dirupo e sarebbero scesi attraversando una scalinata sottoterra. Tornati all'esterno, Noland sentì la campana, così gli chiese da dove arrivasse quel bellissimo suono. Raggiunsero poi Shandora, dove vide l'equipaggio dell'esploratore restare senza parole, cosa che lo fece ridere. Rivelò loro il nome della città, che era completamente d'oro, e spiegò che gli Shandia attuali erano i discendenti di coloro che la abitavano. Noland cercò di fermare i suoi uomini e di farli tornare quando corsero verso i tesori che c'erano ovunque, ma Calgara gli disse di lasciarli andare e che potevano prendere tutto ciò che volevano, eccetto la campana. L'esploratore gli chiese se stesse parlando sul serio, così lui spiegò che il villaggio era d'accordo e che erano in debito quindi quello era il minimo che potevano fare per averli salvati da morte certa. Un membro dell'equipaggio lodò così la sua grande generosità, mentre Noland gli chiese se fosse quella la città che avevano protetto per secoli. Lui confermò, spiegando tuttavia che ciò non significava che dovessero proteggerne anche il tesoro e che a loro interessava preservare la grande pietra. Noland gli domandò cosa fossero tutti quei i simboli impressi su di essa, così Calgara gli rivelò che si chiamavano Poignee Griffe, ma nessuno di loro li sapeva leggere e che gli abitanti della città furono decimati per difendere quella grande pietra. Aggiunse quindi che avevano il dovere di proteggere il loro strenuo attaccamento ad essa e preservare ciò che gli antenati avevano difeso con la vita era loro compito, spiegando che rispettavano gli antenati come facevano con i loro dei. Noland ammise che non pensava esistesse una campana d'oro di quelle dimensioni, così Calgara gli confessò che avevano un detto secondo cui le anime dei loro antenati che erano salite in cielo, possono sempre ritornare sulla terra seguendo il suono diffuso dalla campana, così essa continuava a suonare come se volesse parlare e dire loro che erano lì. Proseguì affermando che quel suono fosse il simbolo dell'antico splendore di Shandora, che avrebbe dovuto propagarsi fino agli angoli più remoti del mare poiché loro non l'avrebbero mai nascosta o ridotta in silenzio. Gli rivelò quindi che loro la chiamavano "luce di Shandora", un termine che rappresentava bene il loro orgoglio. Noland allora replicò che non c'era da stupirsi se il suo suono era così profondo e cristallino. Calgara allora chiese conferma all'esploratore che lo pensasse anche lui, cosa che Noland gli diede, rivelandogli che erano in mezzo ad una tempesta, ma era come se un suono li avesse raggiunti penetrando i violenti muggiti dell'uragano, sottolineando che allora aveva veramente sentito la campana.

Nola giovane

Calgara e Noland con Nola a Shandora.

Il serpente incontrato prima li raggiunse così Noland disse all'animale che scommetteva sul fatto che il suono le piacesse e che avrebbe continuato a piacerle anche quando sarebbe diventata un grosso serpente, con Calgara che sottolineò divertito che forse ci sarebbe voluto qualche centinaio di anni. Lui poi confessò a Noland che poteva stare con loro quanto voleva e che gli sarebbe piaciuto ascoltare le storie dei suoi viaggi, rivelando che erano i primi ospiti da quando Shandora cadde in rovina, quattrocento anni prima, sperando che accettassero la loro ospitalità. Noland lo ringraziò, ammettendo che gli sarebbe piaciuto raccogliere qualche esemplare della foresta e poi voleva essere certo che l'epidemia fosse stata debellata.

All'improvviso due sottoposti dell'ammiraglio li raggiunsero ricoperti di preziosi: Calgara sentì Noland domandare loro come si fossero conciati, i quali mostrarono un Eternal Pose, che lo Shandia ipotizzò appartenesse a degli invasori, e una mappa. Da quest'ultima si vedeva che l'isola era a forma di teschio e nell'occhio destro si trovava Shandora.

In seguito, Noland mostrò a lui e ad altri Shandia una zucca, che loro non avevano mai visto prima.

Giorni dopo l'esploratore cadde in un corso d'acqua nel tentativo di attraversarlo, così Calgara lo derise.

Una sera, Noland e il suo equipaggio fecero dei festeggiamenti attorno ad un falò con gli Shandia, cosa che lo divertì molto.

Un altro giorno, fece una sfida a catturare dei mostri marini con Calgara, cosa in cui riuscirono entrambi.

I due risero e bevvero più volte insieme al tramonto, inoltre un giorno lo Shandia lo invitò a suonare la campana, mentre un altro trovò una particolare pianta che osservò nei dettagli mentre si trovava con il guerriero. Spesso erano in compagnia anche del serpente che avevano incontrato.

Calgara accolse Noland nella sua casa, dove Herb servì loro da bere. Lui propose all'esploratore di restare con loro e sposare Musse, ma Noland rise e spiegò di avere già una moglie e dei figli della stessa età della ragazza, dai quali doveva fare ritorno.[9]

Passato un mese dall'arrivo di Noland e del suo equipaggio, venne a sapere che avevano abbattuto gli alberi consacrati. Affermò quindi di non volere più incontrarlo.[10] Raggiunse poi Shandora, dove uno Shandia gli disse che quegli uomini stavano arrivando. Calgara disse allora di non volere rivedere la lurida faccia dell'esploratore altrimenti gli sarebbe venuta una gran voglia di eliminarlo.

Noland raggiunse in piena notte Shandora e gridò a Calgara di sapere che si stava nascondendo lì e che doveva venire fuori. Gli chiese quindi se non gli sembrava di esagerare e di volere sapere perché non lo volesse più incontrare. Spiegò che tra poco avrebbero dovuto lasciarsi e non voleva congedarsi da lui in quel modo, ma Calgara gli lanciò contro la sua lancia, ferendolo di striscio alla guancia. Lui disse all'esploratore di sparire dalla sua vista altrimenti sarebbe stato costretto ad ammazzarlo.

Il giorno seguente salì su una delle colonne della campana d'oro e il serpente lo raggiunse, rattristandosi per il fatto che anche quel giorno non aveva suonato. Calgara le disse di non pensare più alla campana poiché ormai aveva perso il suo significato.

Calgara foresta

Calgara non comprende le azioni di Noland.

Giunta la sera, si sedette su una pietra davanti agli alberi abbattuti. Si domandò se quello fosse il lavoro dei famosi botanici e se quello fosse il prezzo da pagare per il tanto decantato progresso di cui parlava Noland, oltre a sottolineare che non avrebbero mai dovuto accettare che lo straniero sbarcasse lì.

Il mattino seguente, Musse giunse di corsa al villaggio in lacrime. Calgara gli chiese dove si fosse cacciata quindi lei domandò agli Shandia cos'avrebbero fatto se per esempio qualche albero prezioso fosse portatore di germi e magari avesse propagato una devastante epidemia, oltre se si sapesse per tempo che quel veleno avrebbe potuto distruggere l'isola. Sua figlia quindi lo supplicò di andare a fermare l'equipaggio di Noland, ma lui si rifiutò visto quanto da loro compiuto, così Musse gli gridò che se non lo avesse fatto lo avrebbe rimpianto per il resto della sua vita. Gli disse inoltre che quella era un'amicizia sincera come non ne aveva mai avute e che non voleva forse lasciare che l'orgoglio degli Shandia venisse macchiato per sempre. Calgara le domandò di cosa diavolo stesse parlando così sua figlia spiegò a tutti che i loro alberi consacrati erano di fatto morti perché avevano contratto la febbre del legno, i quali avrebbero potuto contagiare nuovamente anche loro e che l'abbattimento era dunque necessario per evitare un'epidemia che si sarebbe estesa a tutta l'isola. Concluse che avevano solo cercato di proteggerli un'altra volta e che gli Shandia invece avevano ragionato solo dal loro punto di vista, cosa che li stava facendo perdere ciò che di importante avevano costruito. Calgara corse quindi verso la costa, nonostante uno Shandia gli disse di fermarsi dato che ormai i botanici sarebbero ormai stati al largo e non sarebbe riuscito a raggiungerli. Lui non gli diede ascolto e penso a Noland, chiedendogli perdono e di non andarsene, oltre che lo aveva giudicato male.

Raggiunta la spiaggia, entrò in acqua e gridò il nome di Noland vedendo la sua nave allontanarsi. Gli urlò poi che un giorno si sarebbero rivisti e che sarebbe stato lì ad aspettarlo, oltre che avrebbero continuato a suonare la campana per lui. Calgara gridò quindi in lacrime all'amico che in quel modo la sua nave avrebbe sempre saputo dove trovarli, anche con tempeste ed uragani, e che avrebbero suonato la campana in attesa del suo ritorno. Concluse affermando che si sarebbero incontrati ancora, come dei veri amici, e lo salutò. Noland, commosso, gli giurò che sarebbero tornati e che si sarebbero rivisti ancora.[11]

Andò spesso a Shandora a suonare la campana e molte volte Set gli chiedeva di andare con lui, domandandogli quando pensava che Noland e il suo equipaggio avrebbero fatto ritorno.[12]

Set si affezionò al serpente che lui e Noland avevano incontrato, e la chiamò Nola, in onore dell'esploratore.[13]

Il ragazzo e Musse poi si sposarono.[14]

Quattro anni dopo la partenza di Noland,[15] al villaggio, Set gli chiese se stava andando a suonare la campana e se poteva andare con lui. Raggiunta Shandora, il ragazzo salutò Nola e domandò nuovamente a Calgara dell'esploratore. Mentre saliva la scalinata, il guerriero rise affermando che glielo chiedeva ogni volta che lo portava lì e che non credeva fosse facile per Noland poiché viveva lontano da lì e aveva una famiglia, tuttavia lo aveva promesso, quindi, era fiducioso che suonando la campana un giorno o l'altro avrebbe fatto ritorno. A quel punto però un violento terremoto scosse l'isola, il cielo si fece scuro e vide dei South Bird volare via. Calgara affermò che non era il solito terremoto e disse a Set che dovevano sbrigarsi a proteggere il villaggio. Gran parte dell'isola venne poi spedita in cielo.

Shandia arrivano in cielo

Gli Shandia si apprestano a combattere gli invasori.

Tornato al villaggio, un abitante gli fece notare che stavano arrivando degli invasori, quindi, Calgara disse di chiudere alla svelta donne e bambini nelle case, mentre tutti i guerrieri avrebbero dovuto seguirlo. Si domandò poi cosa stesse succedendo dato che aveva difficoltà a respirare. Sentendo uno dei nemici dire che il warth gli apparteneva in quanto dio, Calgara dubitò sul fatto che lo fosse e gridò che non avrebbero permesso a nessuno di rubare la loro terra. Mentre andava all'attacco, ricordò che Noland gli aveva giurato che si sarebbero incontrati ancora e si chiese cos'avrebbe pensato l'esploratore della loro scomparsa una volta tornato a Jaya, ma sarebbe stato sufficiente aspettare perché lui avrebbe saputo come guidarlo di nuovo fino lì, dove loro si trovavano. Mentre combatteva, rammentò che erano cambiate molte cose dalla partenza dell'esploratore, che le piante introdotte avevano dato buoni frutti e che Set e sua figlia si erano sposati, oltre al fatto che c'erano molte cose che avrebbe voluto raccontare a Noland, dicendosi certo che un giorno si sarebbero incontrati di nuovo su quell'isola e ripensando a quando brindarono assieme. Gridò quindi che dovevano riaccendere la luce di Shandora.

Calgara continuò a urlare che dovevano farlo in quanto era convinto che una volta sola sarebbe bastata a raggiungere il suo amico Noland e a comunicargli che loro erano lì.[16]

Calgara statua

La statua di Calgara.

Successivamente morì in battaglia e gli altri Shandia lo omaggiarono con una grande statua avente le sue sembianze.

Traduzioni e adattamenti[]

Nel doppiaggio italiano dell'episodio 163 viene chiamato "Karugara".

Note

  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 One Piece Vivre Card.
  2. One Piece Blue Deep: Characters World.
  3. Vol. 31capitolo 289 ed episodio 188, Calgara lo rivela a Noland.
  4. Vol. 31capitolo 290 ed episodio 188, uno Shandia lo rivela.
  5. Vol. 31capitolo 290 ed episodio 188, Calgara lo rivela.
  6. Vol. 31capitolo 292 ed episodio 189.
  7. Vol. 31capitolo 287 ed episodio 187.
  8. 8,0 8,1 Vol. 31capitolo 290 ed episodio 188, un membro dell'equipaggio dell'esploratore lo rivela.
  9. Vol. 31capitolo 291 ed episodio 189, Noland ripensa ad alcuni momenti.
  10. Vol. 31capitolo 290 ed episodio 188, Set lo rivela a Noland.
  11. Vol. 31capitolo 291 ed episodio 189.
  12. Vol. 31capitolo 292 ed episodio 189, Calgara lo afferma.
  13. SBS del volume 35.
  14. Vol. 31capitolo 292 ed episodio 189, Calgara pensa a tutto ciò che è successo dalla partenza di Noland.
  15. Vol. 31capitolo 292 ed episodio 189, un anno prima del ritorno di Noland.
  16. Vol. 31capitolo 293 ed episodio 189, il capotribù racconta la storia di Calgara a Wiper.

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